“Con il lockdown le emissioni e le polveri sottili non sono diminuite”
“I livelli di inquinamento non calano durante il lockdown”
Quante volte abbiamo letto ed ascoltato queste notizie durante la fase più dura di lockdown?
Fake news, incertezze, rumore. Inquinamento dell’informazione. Possiamo chiamarlo come vogliamo, in fondo ci siamo abituati in questi mesi. Ci siamo abituati al chiacchiericcio intorno alle alte questioni. Ci siamo abituati ad ascoltare persone che esprimono le loro legittime (ma non scientificamente valide) opinioni e ci siamo abituati ai titoli apocalittici (ma non scientificamente validi) sui giornali.
Fortunamente durante il lockdown, in silenzio, con meno clamore mediatico e con un’etica diversa, alcuni ricercatori hanno continuato a lavorare. I risultati di alcuni loro studi non saranno piacevoli, non appagheranno l’umana tendenza a scaricare la responsabilità sugli altri ma è proprio per questo motivo che dovremmo parlarne.
Un articolo in particolare, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change (qui il link se lo vuoi leggere), ci ha fatto riflettere. Soprattutto perché tiene conto della mobilità e soprattutto perché i risultati sono distanti anni luce rispetto a quanto alcuni giornali hanno scritto.
I dati messi a disposizione dagli autori, che hanno preso in considerazione i principali paesi e le zone del mondo e sono aggiornati al 7 aprile 2020, evidenziano una riduzione del 36% delle emissioni causate dai trasporti di superficie (pubblici: autobus, treni, navi ecc; privati: auto, moto ecc; ndr) sul periodo.
Dato abbastanza ovvio, se teniamo conto del lockdown forzato a cui è stata sottoposta la maggioranza della popolazione mondiale. Quello che non è ovvio è QUANTO tale riduzione abbia pesato sulla riduzione TOTALE delle emissioni: circa la metà, esattamente il 43%! L’opposto quindi rispetto a chi sosteneva che il lockdown non avrebbe avuto nessun effetto (o effetti negativi…) sulla qualità dell’aria…
Possiamo aspettarci quindi dei livelli molto bassi di inquinamento anche per il resto dell’anno?
Non proprio, ma ci sarà comunque una riduzione sostanziale.
Secondo le stime degli autori nel 2020 le emissioni di CO2 giornaliere diminuiranno del 17%, una riduzione molto alta e probabilmente mai verificata. Se le valutazioni si riveleranno esatte infatti, i livelli delle emissioni del 2020 potrebbero tornare ai livelli del 2006, dati incoraggianti ma che probabilmente saranno temporanei se non saranno accompagnati da cambiamenti strutturali nei sistemi economici, dei trasporti o dell’energia. Tutto dipenderà quindi da come verrà gestito il periodo post-crisi.
Secondo quanto indicano i ricercatori infatti le emissioni sono sempre diminuite a seguito di ogni crisi economica, salvo poi tornare ai livelli pre-crisi nei periodi di ripresa. E’ il caso ad esempio della crisi finanziaria globale del 2008-2009 che ha visto un calo delle emissioni globali di CO2 del -1,4% nel 2009, immediatamente seguito da una rapida crescita delle emissioni del + 5,1% nel 2010. Pensiamo per esempio alle vendite delle automobili diesel che hanno mantenuto quasi stabilmente, pre e post crisi, la maggioranza delle quote di mercato in Italia…
In altre occasioni invece le crisi hanno portato a duraturi e sostanziali cambiamenti nell’efficienza energetica e allo sviluppo di fonti energetiche alternative. Come è successo, ad esempio, a seguito delle crisi petrolifere degli anni ’70 e ’80.
E qui veniamo a noi, vogliamo evitare di prescrivere miracolose ricette economiche allo stato o alla società. Allo stesso tempo non vogliamo riprendere lentamente la nostra vita quotidiana senza una nuova e più forte consapevolezza.
Consapevolezza che durante il lockdown, “a naso”, abbiamo tutti potuto respirare un’aria più pulita grazie al minore traffico.
Consapevoli che i blocchi del traffico per le auto più inquinanti non finiranno, ma anzi, probabilmente diventeranno più severi. E per questo, se proprio dobbiamo acquistare un’auto nuova, comprare un’auto diesel (o anche mild hybrid), potrebbe rivelarsi un pessimo investimento.
Consapevoli che il global warming è un problema reale e che noi, singolarmente, con i nostri comportamenti possiamo fare molto di più di quanto possiamo immaginare.
Consapevoli che le proteste dei ragazzi, anche di Fridays for Future, non si fermeranno. Perchè nonostante il distanziamento sociale, le loro richieste, oggi più che mai, hanno ancora più senso.